Se vi aspettate una Slovenia fatata e fatta di castelli, cittadelle fortificate, strade acciottolate ed eleganti edifici tra il barocco e il liberty, beh, non è a Nova Gorica che la troverete.
La città (che i locali chiamano Gorica e basta, mentre è quella italiana a essere Stara Gorica, Gorizia Vecchia – ndr), infatti è nata solo nel secondo dopoguerra, per dare un capoluogo a tutta quell’area del goriziano che nel 1947 era stata assegnata alla Jugoslavia.
Concepito dalla “lecorbouseriana” mente dell’architetto sloveno Edvard Ravnikar, sotto la supervisione del governo del maresciallo Tito, il nuovo agglomerato urbano venne dunque a configurarsi come un manifesto del modernismo socialista, fatto di ampie prospettive e caseggiati in cemento armato, proiettato a un’idea di futuro che appare mai però del tutto compiuta.
Un’altra idea di futuro era quella che avevano avuto, qualche decennio prima, gli Austriaci, artefici della ferrovia Transalpina che collegava, in epoca asburgica, quella che oggi è Nova Gorica a Trieste e Salisburgo, allora tutte parte dello stesso Impero.
L’elegante e monumentale edificio insiste sulla piazza omonima, attraversata durante il secolo scorso dal confine non solo tra la Slovenia jugoslava e l’Italia, ma anche tra blocco occidentale e blocco orientale. Qui, dove permane una placca in memoria di questa stagione passata, simbolo oggi di unione e della neonata Capitale Europea della Cultura, correva una cortina di filo spinato che per decenni ha invece diviso le due Gorizie come quella che divideva Berlino alcune centinaia di km più a nord.
Un passato che non deve essere cancellato, ma piuttosto deve fare da punto di partenza per il percorso comune di Slovenia, Italia e di tutta Europa da qui al futuro.
La nomina di Nova Gorica, insieme a Gorizia, a Capitale Europea della Cultura 2025 è un’occasione di scoperta non solo per le due città, ma anche per tutti i territori di confine che le circondano: Brda, ad esempio, una regione di frontiera che prende il nome dai colli che ne tratteggiano il profilo (nella parte friulana si chiama, non a caso, Collio) e che è stata inserita dalla CNN tra le 11 regioni vinicole da scoprire nel mondo.
Oltre alla cultura enogastronomica che ha dato vita a marchi come Brdalicious, Brda si distingue anche come destinazione escursionistica d’élite (da qui passano 2 tappe del Alpe Adria Trail, 2 tappe del Juliana Trail e il Sentiero della Pace sul monte Sabotino), nonché come meta perfetta per gli appassionati di cicloturismo, che potranno misurarsi qui con la nuovissima TransDinarica e con la Juliana Bike.
Appena fuori dall’abitato di Nova Gorica si apre la Valle del Vipava (Vipacco), una Bella Addormentata per troppo tempo fuori dai radar dei viaggiatori che hanno attraversato la Slovenia e che ha invece una gran voglia di risvegliarsi e raccontarsi. Terra di vini pregiati dove a dominare è il bianco autoctono Zelèn, contraddistinto da riflessi verdolini e note fruttate di mela e pera: Vipava è il luogo perfetto da esplorare a piedi o in bicicletta tra le sue dolci colline.
Insospettabilmente, qui riposa, nel monastero francescano di Kostanjevica, insieme alla sua famiglia, l’ultimo Re di Francia della dinastia borbonica: Carlo X, deposto dalla rivoluzione del 1830 in maniera meno cruenta, rispetto alla sorte toccata al suo fratello maggiore Luigi XVI. Fu infatti proprio a Gorizia che gli ultimi eredi della famiglia del Re Sole si stabilirono durante l’esilio e, oltre a Carlo X, hanno trovato sepoltura a Kostanjevica anche membri illustri, tra i quali il figlio Luigi XIX e sua moglie Maria Carlotta.
Tra i simboli di questa terra, è immancabile la vista sulla valle e sul fiume Isonzo dal ponte di Salcano, il più grande ponte ferroviario sospeso in pietra del mondo. Oltre alla funzione originaria di lasciar transitare i treni sopra questo fiume smeraldino, il ponte di Salcano diventa in estate anche l’unico luogo in Slovenia dove è possibile praticare il bungee-jumping: adrenalina pura! Per chi, invece, vuole vedere più da vicino le produzioni locali, oltre ad assaporare le produzioni di due diverse cantine, nella valle del Vipava si diventa astronauti del vino: Winestronaut è l’esperienza che unisce la bellezza naturalistica delle colline alla conoscenza diretta di ben due vignaioli, che per l’occasione apriranno al pubblico le loro cantine (esperienza disponibile tutti i mesi dell’anno. Tariffe a partire da 79€ a persona).
Essere Capitale Europea della Cultura, però, è anche e soprattutto l’occasione per avere i riflettori puntati su alcuni degli appuntamenti più interessanti dell’anno. Ecco degli esempi:
In occasione della cerimonia di apertura della Capitale europea della cultura, l’8 febbraio, uniremo simbolicamente le due città, dalla stazione ferroviaria di Gorizia a quella di Nova Gorica.
Una volta l’anno, alle porte dell’estate, il 15 e 16 giugno, quando il sole piacevolmente riscalda il terreno fertile e i vigneti di Brda (il Collio sloveno), 37 viticoltori aprono le loro cantine per offrire ai visitatori un’esperienza indimenticabile.
Il Tour del contrabbando è un’immersione nel tempo del contrabbando di ogni genere oltre confine. Si svolge lungo il percorso tra Piazza Transalpina e il museo del contrabbando di Pristava, attraversando più volte la frontiera. I partecipanti diventano contrabbandieri, cercando di “far passare” ogni tipo di merce dall’altra parte. Riusciranno a essere più furbi del doganiere?
E infine il progetto “Gusti senza frontiere”, dal 26 al 28 settembre, che si compone di due parti: l’organizzazione dell’evento Borderless Beer e la collaborazione con uno dei più grandi festival enogastronomici della regione, Gusti di Frontiera a Gorizia. Borderless Beer si tiene tradizionalmente nel Piazzale della Transalpina – trg Evrope, dove un bar è diviso esattamente a metà dal confine tra Slovenia e Italia, a dimostrazione di quanto i birrifici locali di entrambi i lati del confine siano un esempio di buone pratiche di cooperazione transfrontaliera.