LA SCOMPARSA DEL NOSTRO COLLEGA GUIDO BRUSCHI: AVEVA 66 ANNI
Guido aveva scoperto il golf all’università, poi lo aveva lasciato in un angolo per quarant’anni. Però quei vecchi swing gli sono tornati utili – perché il nostro corpo ha una memoria che ci è sconosciuta – quando ha deciso che era arrivato il momento di riprovare il gusto di mandare le palline in boschi, laghi e ruscelli e, più raramente, in mezzo al fairway. E ogni volta che lo score segnava più di 36 punti era felice come capita solo ai ragazzini.
Amava l’Inter, lo sport, la compagnia. Il massimo era quindi fare diciotto buche con gli amici discutendo della Beneamata e raccontandosi la vita. E il viaggio insieme per raggiungere il campo, fosse di pochi minuti o di tante ore, era parte del divertimento. Sapeva prendere in giro gli altri con leggerezza e non si è mai offeso quando toccava a lui, come solo le persone sensibili e intelligenti sanno fare. Lo facevano incazzare solo gli errori sui giornali e sulla sua Gazzetta soprattutto. Ma gli passava tutto in fretta. Il sorriso lo ha sempre accompagnato buca dopo buca, fosse un birdie o un triplo bogey.
Purtroppo la sua partita è finita troppo presto, non c’è stato il tempo per un’ultima sfida, per un ultimo brindisi in club house, lui con la sua coca cola con ghiaccio e limone. Se ne è andato ancora giovane, a 66 anni un golfista è quasi un bambino. Da un anno e mezzo non poteva più giocare per una malattia prima misteriosa e infine crudele. Una pancreatite senza cause apparenti, ma dagli effetti rovinosi. Guardava il golf alla tv e aspettava di poter tornare in campo. Poi anche la speranza se ne è andata via.
Un tizio disse che chi voleva nascondere il suo carattere non doveva giocare a golf. Guido non aveva niente da nascondere, proprio per questo giocava a golf. Siamo stati fortunati che l’abbia fatto con noi.