Ripartiamo da qui, dall’anno che si è appena concluso. Ripartiamo dalle cose buone che ha portato al golf italiano. Che non sono poche e che ci dicono che proprio perché si è fatto bene si può fare ancora meglio. Ed è quello che tutti noi ci auguriamo.
Certo, se guardiamo alla base, la situazione è ancora di stallo. Numeri che faticano a crescere, circoli che soffrono la crisi di vocazione e strutture che addirittura sono costrette a chiudere. Il cambio di marcia è indispensabile e, inevitabilmente, deve portare anche un generale cambio culturale, che poi è anche politico.
Il turismo golfistico in Italia, ad esempio, è un’opportunità non ancora colta e a poco sono serviti, fino ad ora, gli esempi virtuosi che giungono da Paesi a noi affini. L’ignoranza, i pregiudizi e un’ostinata burocrazia fanno sì che il semaforo rimanga inceppato sul rosso, a parte rare ed encomiabili eccezioni.
Eppure, nonostante le difficoltà e i numeri non esaltanti, il golf italiano, a livello agonistico, riesce ad essere apprezzato protagonista sotto ogni latitudine, a partire dal settore giovanile – dove continuiamo a ottenere successi – per arrivare ai professionisti, maschi e femmine.
Per la prima volta avremo due azzurri sul Pga Tour. Confidando nel pieno recupero di Francesco Molinari, il nostro campione più grande, ci siamo tutti esaltati per la straordinaria scalata di Matteo Manassero. Dall’Alps all’America, il passo è lungo, soprattutto in uno spazio temporale così stretto, ma se ti chiami Manassero e sei il talento più puro emerso negli ultimi due decenni, nulla è impossibile. Grazie al 12° posto ottenuto al suo rientro sul DP World Tour, lo vedremo all’opera al fianco dei più forti del mondo e conoscendo la sua determinazione e la perfetta sintonia con il team che lo affianca, c’è da essere ottimisti.
Purtroppo per un calo nel finale di stagione, l’impresa è sfuggita per pochissimi punti a Guido Migliozzi. Ma lui ha già vinto 4 volte in Europa e vanta anche un 4° posto in uno Us Open. A 27 anni – date per scontate le qualità tecniche e caratteriali – si trova nel pieno della maturità. Se trova la continuità necessaria, il volo transoceanico lo possiamo considerare solo rimandato.
Restando in Europa, non possiamo che restare ammirati dalla tenacia di un giocatore come Francesco Laporta. Solo a fine estate sembrava fuori dai giochi per quel che riguarda la conferma della carta. Ma il ragazzo di Puglia non è uno che si arrende facilmente. Non è un predestinato e ne è sempre stato consapevole. Ma nessuno più di lui conosce la cultura del lavoro, dell’impegno, della dedizione. Una straordinaria accelerata gli ha permesso non solo di tenere la carta, ma addirittura di entrare dapprima nei 70 finalisti di Abu Dhabi e poi, addirittura, grazie alle defezioni di Jon Rahm e Ludvig Aberg, nei 50 di Dubai. Straordinario.
Sul Tour maggiore rivedremo anche Andrea Pavan, che piano piano si sta ritrovando. Se solo riuscirà a risolvere definitivamente i problemi dal tee e in qualche modo anche col putter, potrà togliersi ancora molte soddisfazioni.
Se parliamo di imprese, non possiamo tacere di quella centrata da Edoardo Molinari, il nostro confermatissimo capitano di Ryder Cup. Che fosse un campione, era risaputo, ma se perdi la carta e la riconquisti attraverso la durissima Qualifying School e per giunta arrivando primo, significa che hai ancora una marcia in più. E quella marcia può permettergli di fare ancora molta strada.
Stesso percorso, ma discorso diverso per la grande sorpresa della stagione. Parliamo di Gregorio De Leo, anche lui, come Laporta, allenato da Alain Vergari. Un po’ di rodaggio sul Challenge e poi, anche nel suo caso, la promozione al Tour maggiore attraverso le qualifiche. Il talento è comprovato, il carattere pure, ma sarebbe sbagliato mettergli troppa pressione. Qualunque risultato arricchirà il suo bagaglio di esperienze. Se poi arrivasse qualcosa di importante, tanto di guadagnato.
Alle spalle dei nostri giocatori di prima linea, un bel gruppo di protagonisti sul Challenge Tour (Aron Zemmer, Pietro Bovari, Stefano Mazzoli), nel quale ritornano, pur con storie diverse, Renato Paratore (ha anche provato senza successo il passaggio alla Liv), Filippo Celli e Lorenzo Scalise. A tutti e tre il secondo circuito europeo sta stretto, se si tiene conto della loro storia e delle loro capacità. Ma, tant’è: lì si trovano e devono essere bravi nel cercare le giuste motivazioni. L’obiettivo è ritrovare fiducia, gioco e autostima. L’esempio di Manassero è valido per tutti e indica qual è la strada.
A meno che non si faccia come Stefano Mazzoli – ottimo passato da dilettante e maturazione alla Texas Christian University – che ha timbrato anche il passaporto per l’Asian Tour. Al suo primo anno ha fatto molto bene e si è meritato il titolo di Rookie of the year. Non male come biglietto da visita. Per lui anche la prospettiva di qualche apparizione sulla Liv.
Se poi parliamo di veterani, non possiamo dimenticare due giocatori dalla storia infinita come Emanuele Canonica e Alessandro Tadini. Entrambi saranno ancora apprezzati protagonisti sul Legends Tour.
In maniera speculare alle buone prestazioni maschili, ci sono i risultati delle nostre atlete. L’impresa più importante è sicuramente quella di Benedetta Moresco, la quale, grazie al 18° posto alla Qualifying School si è guadagnata la carta piena sul Lpga, il principale e molto ricco circuito americano. Dovrà vedersela con le più forti del mondo, ma se la ragazza di Caldogno (lo stesso paese natìo di Roberto Baggio), già protagonista con l’Alabama University, ha superato la durissima prova delle qualifiche (90 buche), è evidente che determinazione e talento non le mancano.
Purtroppo, non giocherà in compagnia della sorella Angelica, la quale, così come Roberta Liti, non ha superato il taglio delle 72 buche. Entrambe giocheranno sull’Epson Tour, secondo circuito sì, ma dall’elevato tasso tecnico. Comunque, un banco di prova importante.
Buone notizie anche sul fronte europeo. Anna Zanusso e Alessia Nobilio, grazie alle qualifiche, hanno ottenuto la carta per il Let, il tour maggiore. Una bella soddisfazione. Affiancheranno Virginia Elena Carta e Alessandra Fanali.
Insieme formeranno un quartetto di grande qualità che merita un seguito maggiore. Il golf femminile è in grado di offrire spettacolo alla pari di quello maschile, ma in Europa fa fatica a trovare la visibilità che merita. Cominciamo a dedicargli maggiore attenzione e forse qualcosa, in positivo, potrà cambiare. Aggiungiamo anche questo ai buoni propositi per il 2025 che ci ha appena accolti.