Chiamato ad esprimere un giudizio sul percorso che aveva appena progettato, Pete Dye, uno dei più innovativi ed originali disegnatori di campi da golf della storia, commentò, quasi a sminuire il suo lavoro, con queste parole: “Io ho disegnato undici buche, le altre sette le ha create Dio”. Sembra, però, che la parcella, di solito non proprio economica, l’abbia incassata per intero nonostante la “divina collaborazione”. Il campo in questione è il Teeth of the Dog di Casa de Campo nella Repubblica Dominicana, un gioiello golfistico considerato tra i tracciati più belli dei Caraibi e dell’intero pianeta. In effetti l’enfasi di Pete Dye non appare del tutto fuori luogo se si ha l’occasione di avventurarsi alla scoperta di queste spettacolari 18 buche, sette delle quali (quelle appunto “create da Dio”) sono affacciate sull’oceano che ne lambisce i contorni mentre le altre si snodano tra alte palme e una vegetazione tropicale macchiata dei tanti colori che la natura e il clima del luogo sanno regalare.
Il Teeth of the Dog è uno dei tre campi presenti nell’immensa tenuta di Casa de Campo (gli altri sono il Dye Fore e il Links, sempre firmati da Pete Dye), un insediamento turistico realizzato attorno al 1960 in un’area che in precedenza era destinata alla coltivazione della canna da zucchero. Oggi il complesso di Casa de Campo, che è tra i più grandi e completi dell’area caraibica, dispone di hotel, centri Spa e Wellness, ristoranti, marine per imbarcazioni, spiagge oltre a quasi duemila ville private. Un vero paradiso per turisti premiato più volte con riconoscimenti di livello internazionale. Le 18 buche del primo campo da golf realizzato all’interno di Casa de Campo, il Teeth of the Dog, sono state inaugurate nel 1971. Nei due anni precedenti Pete Dye e sua moglie Alice, anche lei architetto e sua principale collaboratrice nei tanti progetti realizzati, assieme a oltre 300 operai avevano lavorato sodo per trasformare una landa rocciosa e incolta affacciata sul mare in un meraviglioso campo da golf.
Inizialmente il percorso avrebbe dovuto chiamarsi Cajuilles, dal nome di un particolare albero di anacardo che cresce sulle montagne dominicane. Poi, però, è accaduto che Pete Dye ascoltasse i racconti di alcuni pescatori del luogo che chiamavano “diente del perro” le rocce che sporgevano dall’oceano nel tratto prospicente le buche affacciate sul mare in quanto davano proprio l’idea del dente di un cane. Fu un’illuminazione per il grande architetto americano che immediatamente cambiò il nome del campo in “Teeth of the Dog” nel segno di quella vecchia leggenda. Si tratta di un percorso davvero spettacolare, che raggiunge il massimo del suo fascino alla buca 7, un par tre tutto disegnato lungo le acque azzurre del Mare dei Caraibi che dai back tee misura quasi 200 metri. La mano ispirata di Pete Dye si è mossa con rispetto e creatività realizzando un tracciato di una bellezza stupenda e allo stesso tempo di alto valore tecnico. Non a caso è considerato il miglior campo dei Caraibi e tra i più belli del mondo.
Le prime buche si snodano all’interno di una ricca vegetazione tipicamente equatoriale con le palme a contornare gli ampi fairway. Per affrontarle al meglio è richiesta più precisione che potenza. Lo spettacolo scenografico inizia alla 5, la prima delle buche del tracciato che si affacciano sull’oceano. Anche in quelle successive il percorso continua a costeggiare un mare trasparente e azzurro. Quando la sequenza delle buche si allontana dalla costa e si inoltra verso l’interno tra alberi rigogliosi e cespugli fioriti le emozioni non mancano. Il disegno impeccabile della 12, un par quattro dove bunker e ostacoli richiedono colpi da chirurgo, e della 14, un par cinque non lungo con un green nascosto tra un lago e gli alberi, non passano certo inosservati. Poi nel finale si ritorna verso il mare con una serie di buche belle e difficili tra le quali si distinguono la 16, un par tre che “flirta” con l’oceano dal tee al green, e la 17, un lungo par quattro che non consente distrazioni. Nell’ultimo tee shot il Teeth of the Dog regala l‘ennesima emozione: il colpo deve volare sopra un tratto di strada asfaltata, un residuo della pista del vecchio aeroporto di La Romana che Pete Dye ha voluto lasciare al suo posto come parte integrante di un percorso spettacolare e assai impegnativo. La scelta più importante nell’affrontare questo campo è quella del tee di partenza tra i quattro disponibili per gli uomini e quello per le donne. Deve essere adeguato al proprio livello di gioco perché, come dicono da quelle parti, “se osi sfidare il cane, lui ti morderà di nuovo”.