Avevo concluso da poche ore una di quelle giornate di gara che ti lasciano un solo desiderio: piantarla lì, vendere sacca ferri e carabattole destinando tutto a una Onlus, per volgere il male in bene. Mezzo tramortito dalla delusione, sul divano davanti alla tv, simulavo interesse per un film di cui non m’importava nulla mentre la mente vagava a ricostruire i nove (dicesi nove) doppi bogey incasellati quel giorno nello score. Dovevo assolutamente fingere d’interessarmi a quel film francese giocato, come da tradizione, soprattutto sui dialoghi: se avessi tradito il mio vero stato d’animo (che aspirava solo all’oblìo di un sonno ristoratore) avrei dovuto sorbirmi la comprensibile reazione della mia compagna di vita, destinata peraltro a diventare tra poco bastone della mia vecchiaia (non so che bastone sarà: se un ferro, un legno o un putter. Spero solo che mi assista meglio dei bastoni della mia sacca). “Non basta che stai via tutto il giorno ? – mi avrebbe detto – Devi anche tenere il muso perché hai giocato male?”.
Esibivo, quindi, un generico sorriso ebete come se stessi davvero seguendo il filo della trama, della quale, in realtà, ignoravo quasi tutto, impegnato come ero a ricostruire buca per buca quella giornata di naufragi. E mentre gli attori si scambiavano dialoghi brillanti, io continuavo a rimuginare il mistero di certi giorni in cui il mondo gira al contrario. Perché? Perché? Perché un abituale punto di forza (chip, ferri a correre, lob shot) che avevano sempre compensato la modesta gittata dei miei colpi lunghi, in certi giorni diventa improvvisamente una zavorra, un festival di mezze flappe, di approcci troppo lunghi o troppo corti, aprendo la strada ai doppi bogey? Perché non è possibile, in questo benedetto sport, sentirsi mai sicuri di qualcosa e in quei certi giorni ritrovarsi invece senza le poche certezze faticosamente conquistate negli anni? Cosa diavolo succede in certi giorni?
In una situazione così delicata, lo scoccare della pausa pubblicitaria fu quasi un sollievo e mi sorpresi a dedicarle un’attenzione insolita. Fu così che restai folgorato da uno spot. Non il primo, che magnificava le doti della solita macchina che promette di andare su tutto (come il beige nell’abbigliamento) e si paga un tanto al mese e poi, a babbo morto, ci si pensa. No, quello mi lasciò indifferente, ma l’incipit del secondo fu magnetico: “Per sentirti a tuo agio in quei tuoi certi giorni…” . Urca, pensai, stanno parlando proprio di me. Vuoi vedere che hanno inventato una pillola, un integratore, un elisir, una pozione in grado di prevenire lo stato confusionale che s’impadronisce di molti carrellanti in quei certi giorni di mistero? Mano al telecomando, volume quasi al massimo che fece sobbalzare mia moglie, appisolatasi sul primo spot. “….per quei tuoi certi giorni” ecco, fra un attimo avrei avuto un consiglio per gli acquisti finalmente utile ma l’agrodolce metà, riavutasi repentinamente, coprì con la sua voce il sospirato annuncio. “Che c’è – disse – ti interessi d’igiene intima femminile adesso? Non vedi che stanno pubblicizzando un salvaslip per signore?”. Era vero, tragicamente vero. Con la penna ancora in mano, avvertii un po’ di disagio. Non ci avevo fatto una gran figura.
“Andiamo a dormire, va’. Tanto l’ho capito che del film non te ne frega niente. “ Ma sì, vieni sonno rigeneratore. Domani sarà tutto diverso e qualche colpo in campo pratica proverà a me stesso che il mio gioco è ben altro da quello esibito in gara. Capirò sicuramente tutto e non sbaglierò più un approccio: anzi, ne metterò tanti in asta, da imbucare con una mano. Solo che – temo – nel frattempo sarà andato in crisi il driver.