mercoledì 25 Dicembre 2024
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Stefano Nava protagonista a Camuzzago e a Bergamo

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“Tornerà, l’aprile torneràààà…”, canticchiavamo verso sera guardando fuori dalla finestra, sguardo e vetri opachi, un consommé di verdure sul fornello, la sacca a riposo nel box. Un brodino ed era subito pera. Ma ecco riapparire il nostro aprile golfistico, luminoso nel primo vero cielo azzurro dell’anno, al Golf Club Borgo di Camuzzago (MB) e al Golf Club dell’Albenza (BG), terza e quarta tappa del Challenge 2024. Ciliegi, peschi e margherite bianche in fiore, tra aiuole naturali immense, mangiapalline e mangiahandicap.

Il nostro tour porta il cognome tutto lombardo e il profumo dei biscotti Galbusera e del veneziano Caffè del Doge, con il tocco d’eleganza delle penne stilo Visconti e dall’abbigliamento GP Sport. A fianco delle nove di Camuzzago, accanto al vecchio borgo ristrutturato da Co.ge.fin (la società proprietaria che gestisce anche i campi del GC Brianza e di Villa Paradiso, lungo l’Adda) ci sono strutture, piscine, fitness e un centro benessere. Tutti i servizi di ristorazione e le attività indoor sono dati in gestione esterna per aumentarne l’autonomia, lo spirito d’iniziativa e, indirettamente, la qualità.

A tavola, sul dehor che dà sul putting green, si assapora la stessa disinvoltura con la quale si vola sul fairway. Attenti alle regole locali: alle 14 tra i tavolini si crea un vuoto improvviso perché, finito il giro di colpi o di birre, il Comitato implacabile prescrive il rientro in fabbrica o in ufficio. È Brianza, bellezza, qui una fattura incassata prima è come un putt imbucato da otto metri. Michele Gallerani di Sky Sport si accoda, lascia la gara e corre in redazione per commentare le prime battute del Masters di Augusta.

Sul campo disegnato da Franco Piras, par 32, si respira aria di libertà, quella dei campi di comunità del nord Europa, dove il player che passa per caso e ha la sacca sempre nel baule si ferma per fare le nove buche che danno senso alla giornata. Per l’11 aprile il verde è stato tirato a lucido dai giovani operatori, non più in erba, Giammaria, Thomas, Elia e Leo.

Accanto al percorso c’è il recupero architettonico dell’antico villaggio rurale, figlio della Brianza operosa e intraprendente, un centro residenziale rispettoso del verde, degli immobili storici e dell’habitat naturale. Tutto esaurito, sul fairway e nelle strutture. Qui niente cart, signori, qui si fa del golf vero. Maestro delle cerimonie, il collega e presidente dell’ASD Sauro Legramandi, assistente al gioco il direttore Luca Maggi che stila la classifica della terza tappa.

Per andare da Borgo Camuzzago al GC Bergamo L’Albenza si attraversa per quaranta chilometri una delle aree più produttive d’Italia, l’Ovest bergamasco, reddito pro capite alle stelle, un Benelux di case, villette, fabbriche, opifici, chiese, monumenti ai caduti e rotonde, fusi in un groviglio di strade e stradine che Mauro Santoni, triestino redattore di Citysport, definisce così: “Dopo Dalmine, ascòlteme, qua xè tuto un Tibet!”. Soprattutto dopo le cinque di pomeriggio.

Finalmente, nelle campagne tra Barzana e Almenno San Bartolomeo, verso le Prealpi lecchesi e accanto alle valli dell’Imagna e del Brembo, su un’area di ottantacinque ettari, la vegetazione s’infittisce e, tra dossi e avvallamenti naturali, ecco apparire il grande resort.

Varcato il cancello, il cuore e il respiro si mettono in pace e nella club house si è accarezzati da tradizione ed eleganza, la giusta cornice del golf di qualità. Questo è il Circolo del grande campione Costantino Rocca, più famoso nel mondo di quanto lo sia in Italia, di appassionati come Cesare Magnetti, un industriale locale che nel 1961 ne fu fondatore e animatore con Vincenzo Polli (in seguito Presidente dell’Immobiliare Albenza), Carlo Coltri, Martino Marzoli, la famiglia Legler e l’ingegner Carlo Pesenti. Tutti nomi che affiorano nelle memorie e sulle pareti, accanto a quelli dei campioni di casa, nei tabelloni dalla grafia dorata.

Dodici giornalisti golfisti eletti, ricchi di garbo e di gusti signorili, decidono di rimanere a cena nel ristorante-suite della Club house, un ensemble di sale luminose grazie alle grandi vetrate che si affacciano sui green. L’archistar che le ha disegnate ha voluto sui muri delle decorazioni in ciottoli e ferro battuto, immagini e materia legate alle tradizioni delle valli bergamasche. Applausi alla location. Alle ore 20 canta lo chef Alberto Rotta che si esibisce così: “Uovo cotto a bassa temperatura con polenta morbida (magia orobica!), ravioli di carciofi e culatello, tagliata di vitellone con patate al forno, tortino al pistacchio, bianchi e rossi di alto rango firmati Franciacorta”. Ah, l’aprile luminoso!

Risultati e classifica

 

Il giorno dopo ci buttiamo lungo le 18 tratteggiate a suo tempo dal prestigioso Studio Cotton & Sutton che dette al campo un’impronta anglosassone con partenze sopraelevate e ostacoli di sabbia e d’acqua alimentati da ruscelli naturali. Rimandiamo ad altra occasione la sfida con il Percorso Magnetti, il terzo tracciato di nove buche, il Rosso, inaugurato nel 1988 da Marco Croze e Tom Linskey, già direttore della Scuola nazionale Federgolf dal 1981 al 1984 e scopritore delle potenzialità di Costantino Rocca.

Sole splendente nell’azzurro e folate di vento che cantano fra il verde tenero dei carpini e delle querce, palline che atterrano sui fairway morbidissimi restituiti al gioco dalle intemperie dei giorni precedenti: c’è di che divertirsi ma anche di che piangere. Sorridiamo tutti alla premiazione avviata dalle parole accoglienti del direttore Paolo Besagno. In sala c’è anche Costantino Rocca che accetta di fare un selfie con ciascun premiato, ultimo in classifica compreso. Un onore che permetterà di dire ai posteri, in famiglia, attorno al tavolo di Natale: “Guardate, ho giocato con lui!”. Sfilano i campioni di giornata.

Ma che cos’è questo golf se non un passatempo che un giorno ci fa credere di essere… e l’altro ci dice di non insistere? Il nostro pluricampione freelance Dario Bartolini a Camuzzago mette in sacca un modesto 22 che ha mostrato e sorretto a fatica con un robusto cucchiaio di legno, ma l’indomani, vedi qui sopra, va sul podio e vede crollare agli inferi Domenico Calcagno, lo sportivo più colto e ben dotato del Corriere della sera, che al 34 di Camuzzago fa seguire un 19 che affonda con il cucchiaio di legno nella zuppa amara del disappunto. Dario ha qualche acciacco, auguriamogli una veloce ripresa.

Merita un plauso anche quel Marco Bucarelli di Golf Television, bergamasco di razza, cuore nerazzurro votato alla Dea, arrivato sul tee della 1 dopo una notte di delirio e due ore di riposo. Era atterrato a Orio al Serio all’alba, reduce dal 3-0 inferto al Liverpool dall’Atalanta, un miracolo. Stanco ma felice, canticchiando l’inno degli orobici da una buca all’altra, è planato alla 18 con in tasca 34 punti.

Risultati e classifica

 

Bandiere al vento rendere omaggio al freelance Massimo Colognola, squalificato secondo la regola 3.3b per aver consegnato uno score con punteggio errato. Accortosi dell’errore, si è precipitato in Segreteria per proporre un rimedio purtroppo inaccettabile: ormai aveva firmato. Lo ha abbracciato il compagno di gioco e di trasferta faticosa (venivano da Roma) Ruggiero Palombo della Gazzetta dello Sport, pur toccato a uno stinco da una retromarcia improvvisa del cart di Massimo alla buca 9. Due ragazzi-campioni di serie A: li ringraziamo per essere stati con noi.

Sul podio avevamo accanto le rappresentanti dell’Associazione bergamasca Progetto Itaca, che sostiene i malati di disturbi mentali e le loro famiglie, alle quali abbiamo donato 1.000 euro della nostra beneficenza. Un contributo di tappa che porta le nostre devoluzioni a quasi 200 mila euro. Lo diciamo soltanto per sollecitare la generosità dei colleghi che incontreremo sui prossimi campi.

Ogni tappa, insomma, è una piccola festa, allietata anche dall’incontro coi militanti storici, come il bergamasco Lucio Bonanno che, pur sostenuto dal bastone, è venuto a condividere la merenda sinoira del dopogara sul piazzale della Club house. È ancora la persona cordiale, pronta alla risata, come quando raccontava, inviato a New York, il tormento che accompagnava ogni suo passaggio alla dogana dell’aeroporto Kennedy. Quel cognome sul passaporto, Bonanno, faceva squillare le trombe e lui doveva spiegare ogni volta che con l’omonimo capomafia di Castellammare del Golfo, alias Joe Bananas, non aveva niente da spartire.

L’Albenza e Costantino Rocca, binomio inscindibile. Costantino ci è stato accanto fino agli ultimi saluti. Stringere quella mano di campione che ha fatto miracoli con ferri e bastoni sui farway di tutto il mondo è sempre un onore. Quando il sole scende verso le montagne del Lecchese, il silenzio avvolge con le prime ombre il campo dell’Albenza. Gli ricordo come fosse famoso soprattutto nel mondo anglosassone. Io vado al mio Circolo a Monza con una borsa, vinta qui a sorteggio dopo un Rocca Day, sulla quale è incisa la sua firma, Costantino Rocca. Quando entro negli spogliatoi e il suo nome viene letto, tutti mi cedono il passo, non per merito sportivo.

In Irlanda, sul campo del Powerscourt Golf Club, luogo di competizioni internazionali, un giorno un captain mi indicò il rilievo dal quale Costantino aveva tirato una palla magistrale, 250 metri con dog leg a sinistra. Ripeteva il nome ogni cinque parole, Costantino il grande, Costantino l’affabile, Costantino l’eroe.

“Sì, davvero bella gente, un po’ come noi bergamaschi”, ricorda il campione che trionfò all’Open e a Valderrama. “Generosi e determinati, cattolici più di noi, sempre in guardia quando trattano con i signori del Regno Unito. Gli emigrati irlandesi per carestia negli Stati Uniti tornavano nella terra di San Patrizio come dei re se avevano fatto fortuna”. Ricorda un grande tycoon che lo considerava simbolo della sua stessa riscossa umana e sociale. “Mi adorava, diceva che le nostre vite erano simili, che erano state dei percorsi segnati da prove di grande coraggio: lui era diventato in America re di qualcosa e io campione internazionale del gioco che amava. Quando tornava a Dublino mi mandava l’elicottero perché mi prelevasse dall’aeroporto e mi portasse nella contea dove aveva villa e resort. Voleva che gli dessi lezioni e che giocassi ogni giorno con lui…Bei ricordi, belle giornate…”.

Come una tappa dell’AIGG all’Albenza.


GOLF CLUB ANTICO BORGO DI CAMUZZAGO – 11 Aprile 2024

I PREMIATI

1° LORDO: Stefano Nava 26. 1° CATEGORIA.: 1) Mauro Santoni 31; 2) Benito Russo 30; 3) Massimo Calamo 30. 2° CATEGORIA.: 1) Ruggiero Palombo 34; 2) Domenico Calcagno 34; 3) Maurizio Losa 34. Nearest to the Pin: Barbara Zonchello e Andrea Ronchi.

LE CLASSIFICHE

1° CATEGORIA

1) Stefano Nava 34; 2) Mauro Santoni 31; 3) Benito Russo 30; 4) Massimo Calamo 30; 5) Barbara Zonchello 29; 6) Paolo Maggi 29; 7) Giulio Lapasini 28; 8) Paolo Pacciani 26; 9) Andrea Ronchi 25; 10) Dario Bartolini 22.

2° CATEGORIA

1) Ruggiero Palombo 34; 2) Domenico Calcagno 34; 3) Maurizio Losa 34; 4) Alberto Carpinetti 32; 5) Roberto Roversi 32; 6) Elio Girompini 32; 7) Marco Lanza 31; 8) Gianni Piva 31; 9) Massimo Colognola 30; 10) Giuseppe Negri 30; 11) Matteo Losa 28; 12) Marco Dal Fior 27; 13) Sauro Legramandi 26; 14) Enrico Bagnoli 24.


GOLF CLUB BERGAMO L’ALBENZA – 12 Aprile 2024

I PREMIATI

1° LORDO: Stefano Nava 26. 1° CATEGORIA: 1) Giulio Lapasini 35; 2) Dario Bartolini 34; 3) Marco Bucarelli 34. 2° CATEGORIA: 1) Giuseppe Negri 38; 2) Gianni Piva 35; 3) Marco Lanza 33. Nearest to the Pin: Stefano Nava. CAT. AMICI: 1) Elena Pirola 38.

LE CLASSIFICHE

1° CATEGORIA

1) Stefano Nava 35; 2) Giulio Lapasini 35; 3) Dario Bartolini 34; 4) Marco Bucarelli 34; 5) Paolo Pacciani 29; 6) Massimo Calamo 29; 7) Mauro Santoni 24.

2° CATEGORIA

1) Giuseppe Negri 38; 2) Gianni Piva 35; 3) Marco Lanza 33; 4) Elio Girompini 32; 5) Paolo Maggi 31; 6) Giorgio Piccaia 31; 7) Roberto Roversi 29; 8) Roberto Zoldan 29; 9) Domenico Calcagno 19.

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Roberto Zoldan
Roberto Zoldan
Roberto ”Bob” Zoldan è entrato in punta di piedi nell’Aigg trent’anni fa. Ha abbassato i tacchi per mettere insieme uno swing accettabile e arrivare, nella stagione più felice, a hcp 22. Li ha rialzati per andarsene dalla semivetta delle classifiche ma soprattutto per seguirci felice su tutti i campi d’Italia che ci hanno ospitati. Da giornalista ha diretto a cuor leggero cinque settimanali a grande diffusione nazionale. È stato corrispondente da Parigi quando i pezzi si dettavano ancora al telefono in R, Reversibile, cioè a carico del destinatario. Caporedattore al Sole 24 ore e al Gazzettino di Venezia, ha scritto di storia e una biografia di Pertini, presentata al Quirinale, che il Grande Vecchio definì ‘la più bella’. Ha coordinato la stesura della Storia del Golf Club Milano del quale è Socio Vitalizio anche per i meriti di cronista-golfista.

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